Lettera 2:

Storia di una mamma separata


 

Sono una donna, una mamma e un “papà separato”! Nel corso della mia vita sento di aver vissuto diversi tipi di violenza: fisica, psicologica e sessuale. Mi sono sposata molto giovane con un ragazzo dalla situazione familiare piuttosto particolare per quel tempo: testimone e vittima in giovanissima età della tormentata separazione dei suoi genitori. Veniva affidato al padre crescendo senza avere rapporti con la madre per anni, subendo di conseguenza la sofferenza dell’abbandono materno e maturando nel tempo un sentimento di amore/ odio verso la madre e le donne in genere. Amore/ odio che ha riversato su di me. Dal matrimonio sono nati due figli e il profondo attaccamento e amore per loro mi hanno dato la forza per affrontare le problematiche strettamente legate al rapporto malato che purtroppo avevo con mio marito. Quando i figli sono cresciuti e hanno cominciato ad allontanarsi come fanno naturalmente tutti gli adolescenti, io ho sentito l’esigenza di ritagliare degli spazi per me stessa al di fuori della famiglia che fino ad allora, a parte il lavoro part time, mi aveva tenuta occupata totalmente… ma mio marito, che da sempre era abituato a controllarmi in ogni momento della giornata, favorito dalla mia scontata presenza o al lavoro o a casa con i figli, dimostrò di non gradire questa mia ritrovata libertà e così le liti aumentarono di molto. A seguito di una violenta discussione avvenuta in piena notte ho deciso di separarmi: lui non voleva accettare la separazione, iniziando così a rendermi la vita impossibile. Sono stati mesi terribili. Andò a vivere presso dei parenti, ma di fatto era la mia ombra, lo trovavo dappertutto e a tutte le ore del giorno e della notte. Assunse anche un investigatore privato per potermi controllare meglio. Io avevo paura e cercavo di tenerlo lontano, mentre lui esternava ai miei figli, a parenti ed amici la sua sofferenza di uomo abbandonato e riversava su di me la colpa di tutto questo. A poco a poco io ero diventata il mostro e lui la vittima. Un po’ alla volta i nostri figli hanno cominciato a prendere le difese del padre e a condannarmi; hanno incolpato me di tutte le loro sofferenze e delusioni, fino a quando un giorno( era già un anno che mio marito se n’era andato) i ragazzi che vivevano con me, mi dissero, che volevano vivere con il padre. Così ho dovuto lasciare la casa coniugale al mio ex marito per dare a lui la possibilità di viverci con i nostri figli e trasferirmi in un altro alloggio. Da un giorno all’altro mi sono trovata nelle condizioni di un papà separato: allontanata dai miei figli, dalla mia casa, da tutti i miei affetti, con un affitto da pagare nonché un assegno di mantenimento per i figli, più tutte le spese al 50%. Non riuscivo più a vedere e sentire quei figli che avevo partorito, cresciuto ed educato. Dopo anni passati giorno e notte con loro, il nulla. Ero disperata, li sognavo quasi tutte le notti, mi sembrava impossibile che fosse successo proprio a me. E dall’altra le difficoltà economiche, non arrivare a fine mese, dover rinunciare all’essenziale. Mi sono rivolta a tutte le istituzioni che conoscevo: Alfid, Ucipem, assistenti sociali, avvocato, sono andata al giornale ed è stato pubblicato un articolo, ma la sensazione che ho avuto è di completa solitudine. Non trovavo conforto, supporto alla mia sofferenza. Il fatto che non riuscissi a vedere i miei figli mi faceva sentire una mamma trasparente. Non potevo più prendermi cura di loro, mi sentivo sconfitta, sola, impotente e disperata. L’unica cosa che non mi ha fatto sprofondare nell’abisso è stato l’immenso amore verso i miei figli, la speranza che un giorno sarebbero tornati e che a quel punto avrebbero avuto il diritto di trovare una mamma pronta ad accoglierli e non un relitto umano. Ho raccolto quelle poche forze che mi erano rimaste e ho cominciato un percorso con uno psicologo che mi aiutasse e ce l’ho fatta! Quando i miei figli sono tornati hanno trovato una mamma serena, equilibrata e in pace con se stessa, pronta a ricostruire quel rapporto che si era spezzato qualche anno prima e pronta ad accogliere tutta la loro sofferenza; perché anche loro hanno sofferto moltissimo per essere stati vittime di un rapporto fondamentale tranciato. I nostri figli sono le vere vittime delle separazioni, le persone più deboli, purtroppo però vengono tutelati solo dal punto di vista economico: avere una bella casa e poter fare una vita agiata non compensano l’amore e l’affetto dei genitori. La negazione della figura paterna o materna è una violenza che non è meno dolorosa di un ceffone, anzi fa soffrire due volte. Fa soffrire per se stessi perché non si riesce più ad avere quella continuità affettiva ed emotiva che esiste naturalmente da sempre con i propri figli e fa soffrire per una questione di empatia; si soffre ancora di più pensando al dolore e alla rabbia che i nostri figli possono provare nel sentirsi traditi e abbandonati dalle persone che li hanno messi al mondo e che dovrebbero invece amarli e proteggerli piùdi chiunque altro.

 

Da tutto questo ho imparato sulla mia pelle che le forze più potenti che esistono sono l’amore e il perdono, sono molto più potenti della violenza.